L'arrivo dell'Eid al-Fitr dovrebbe essere un'occasione gioiosa dopo che le difficoltà del mese benedetto del Ramadan si sono sciolte... anche se in verità si può trarre conforto dal digiuno e dalla condivisione degli iftari con i nostri Il più vicino ed il più caro.
Per i musulmani europei il conflitto e la carneficina a cui abbiamo assistito si svolgono sui nostri schermi televisivi a Gaza è stata una grande fonte di dolore, così come le notizie che arrivano dal Sudan, dalla Siria, dallo Yemen, dal Myanmar e da altri paesi musulmani dove le persone continuano a soffrire a causa di disastri naturali e causati dall’uomo.
Qui all’EML i nostri ambasciatori di pace provengono da tutti i continenti e paesi del mondo e questo dovrebbe servire a ricordare a tutti il ricco arazzo culturale delle diverse vite musulmane che si intrecciano nel tessuto stesso della società occidentale.
"Se dobbiamo imparare qualcosa da questo Ramadan è che dobbiamo guardare al futuro e ricordare che la nostra forza risiede nell'unità", ha affermato il presidente dell'EML, dottor Alfredo Maiolese.
“Stasera, in queste ultime ore del Ramadan dovremmo cercare di riflettere positivamente sul concetto di Ummah e ricordare che siamo tutti palestinesi, afghani, siriani, Rohingyha, sudanesi e yemeniti. Tutti ci tagliamo, sanguiniamo e proviamo dolore perché siamo tutti esseri umani.
“Noi musulmani crediamo nell’unico Dio e che Muhammed , pace e benedizioni su di lui, sia stato il Suo ultimo Messaggero”.
La segretaria generale dell’EML, Dott.ssa Yvonne Ridley, ha aggiunto: “La fiamma dell’unità arde così intensamente in tutto il mondo musulmano attraverso le donazioni di beneficenza che sono una testimonianza dello spirito di generosità della Ummah oggi.
“Nessun’altra religione si prende cura dei poveri e degli oppressi come fa l’Islam. Essendo uno dei pilastri della nostra fede, siamo tenuti a donare una parte della nostra ricchezza in beneficenza . È una qualità davvero notevole", ha affermato la ddottoressa idley che il 21 aprile si unirà a centinaia di europei di fede e non fede in Turchia a bordo di una flottiglia di aiuti umanitari, dove volontari e attivisti provenienti da 12 paesi, tra cui Inghilterra, Svezia e Stati Uniti, intendono salpare per Gaza.
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